"Si parlava a quel tempo, e si parla tuttora, di mani pulite, mi rivolgo alla signora Mirella e ai figli dell'architetto: vostro padre aveva le mani pulite, era un galantuomo. Siate orgogliosi dell'onesta' di vostro padre e comprendete il suo gesto: non e' stato un gesto di vilta' ma un modo per comunicare alla collettivita' che non ce la faceva a sopportare il peso di quella ingiustizia".
Sono le parole del procuratore capo di Chieti, Pietro Mennini, rivolte ai familiari di Valterio Cirillo, architetto e consigliere comunale della Dc negli anni '90, che si tolse la vita il 13 aprile 1993 dopo essere finito marginalmente in un'inchiesta giudiziaria e da cui venne in seguito completamente scagionato.
Mennini, che si occupo' dell'inchiesta giudiziaria, parlando ieri nel corso della cerimonia di intitolazione a Cirillo della piazzetta antistante il Palazzo ex Inps di Pescara, ha aggiunto che "non e' un riconoscimento tardivo. Noi riconoscemmo immediatamente l'onesta' dell'architetto, appena fu possibile proceduralmente. Questo episodio deve essere un monito. Ben vengano norme a tutela della dignita' delle persone, degli indagati. Io dico sempre che i disonesti devono temere l'azione penale, gli onesti invece devono sentirsi tutelati dal pubblico ministero, non si devono sentire in pericolo, non devono aver paura della giustizia. Purtroppo, pero', quando si associa una serie di iniziative ad una cassa di risonanza mediatica cosi' martellante c'e' gente che non regge. Allora questa targa risuoni come una riparazione dovuta: alla violenza della macchina della giustizia? Forse. Ma sicuramente alla violenza della stampa che in quei giorni pubblico' la notizia con enfasi. Quell'enfasi mediatica - ha commentato infine Mennini - che dobbiamo assolutamente circoscrivere ed evitare".

